Ciao, sono Chiara Gandolfi: verbal designer e voice actress. Con l’iscrizione a Immersioni hai vinto anche Misticanza di cose di lavoro che è questa newsletter mensile qui in cui dico quello che sto facendo. È la sorella paninara di Immersioni, la secchioncella che parla dell’universo. Non si toccano mai come in Ladyhawke, ma sono il mio giorno e la mia notte.
È aperta la lista d’attesa per Storione Business: un percorso online con me per un piccolo gruppo di 10 persone, freelance e piccole attività. Un mix di personal branding, storytelling, content marketing, pensiero autobiografico. Lezioni, confronto e pratica per raccontare con verità e rilevanza la propria identità professionale.
È così misterioso questo desiderio di opprimere le donne. È ancora più misterioso quando sono le donne a opprimere altre donne. Posso solo pensare che siamo così potenti da aver bisogno di essere zittite di continuo. Comunque, come mi aveva insegnato James Baldwin, dovevo decidere chi ero e poi convincere tutti alla festa che ero proprio quella persona, ma purtroppo in questa fase stavo solo cercando di farmi coraggio. Dovevo sopravvivere ai miei lutti e creare dei rituali per celebrarli.
Deborah Levy
Al mattino non riesco a mettermi alla scrivania se la casa è in disordine. Così rassetto, sistemo, pulisco, tolgo tonnellate di peli di gatto che si sono ammonticchiate da sole nella notte. È un gesto in cui manifesto una cura verso di me, verso la mia possibilità di creare. Sarà stupido, ma lo vivo come un atto di autonomia e affermazione.
Provo lo stesso sollievo nel lasciar andare il superfluo, nel liberarmi di ciò che non serve più. Ogni volta che metto da parte un vecchio ricordo o un sogno infranto, sento lo stomaco arrivarmi sopra i capelli. L'indipendenza è anche questo: la capacità di fare spazio per il nuovo, per il possibile.
Autonomia e indipendenza: è come fare la spesa senza una lista, cucinare senza una ricetta, vivere senza un manuale. È il filo sottile tra il voler essere e il dover essere. È la forza ribelle di dire no quando tutti dicono sì, è la capacità di stare in piedi anche quando siamo gli unici a farlo. È il silenzio prima di ogni decisione, il coraggio di ascoltare la voce dentro che sussurra verità scomode, la possibilità di scrivere un nuovo finale. È pure trovare il tuo spazio nel caos del mondo e piantarci una bandiera con il tuo nome.
Naming à la carte
Una guida personalissima ai nomi dei ristoranti in cui vado
Con la rubrica Naming à la carte, vado a cercare la storia dietro il brand name dei ristoranti, dei bar e dei locali che frequento a Parigi. E poi li racconto: se sono buoni o no per il mercato e per il loro pubblico, se funzionano, come e perché. Significato, aspetto, pronunciabilità, promessa, valori, marketing, posizionamento, fonetica, atmosfera e a volte anche architettura. Nel menù di giugno, Bombarde: un nome che non c’entra nulla con la proposta e l’atmosfera. Chi ha già letto “la recensione” ha apprezzato in particolare l’analisi fonosimbolica (quali significati scatenano vocali e consonanti nel nostro cervello).
Bombarde © imagebyroy
Vuoi aprire un ristorante, un hotel, un bar? Far nascere un vino, un’app, un progetto che ti sta a cuore? Diamogli un nome.
Frammenti di faccio cose
Ho consegnato nome, payoff e testi per uno studio di consulenza sul lavoro. A settembre potrei lavorare alla tua identità verbale?
Ho registrato con la mia voce un audio per il Ministero della difesa. Per la registrazione e l’editing ci ho impiegato mezzo pomeriggio. Mi sono dovuta iscrivere a Mepa, il circuito per lavorare con la PA. Ho iniziato ad aprile e non ho ancora finito. Sipario.
Avevo voglia di lavorare in team e di realizzare un prodotto: sono nati i Manifesti Galattici. Vieni e seguici.
Parlerò di naming nel turismo l’8 ottobre a Hospitality Day. Fra pochi giorni consegnerò il titolo e il sottotitolo dello speech: oso? E tu vieni? È gratis.
La citazione su in alto è tratta da Il costo della vita di Deborah Levy. Super.
Sono andata al We Make Future: mi mancava rivedere colleghi, amici, anime care che seguo sui social. Metto in agenda di farlo più spesso.
La dentista mi ha rimproverata perché non mi so lavare i denti. Sono passata allo spazzolino elettrico sperando che la tecnologia faccia quello che deve. Salvarmi dal male. Un giorno parleremo della pulizia dentale in Francia. Per il momento, Italia - Francia: 1-0.
È tutto da parte mia. Ma se tu vuoi scrivermi qualcosa, un ciao, un quantunque, dirmi come fai a non sporcarti le maniche o a far diventare lo specchio un Pollock mentre ti lavi i denti, mandarmi nomi che non ce la possono fare, un buono per un’assistente che si occupi dell’abilitazione su Mepa, sono qui. Se no, ci troviamo sul fondale nella prossima Immersione.
Prenditi cura di te,
Chiara
Ciao Chiara, che problemi hai con Mepa? ti ho scritto via mail!