Ho sempre avuto l’impressione che in estate ci sia qualcosa nell’aria che ci porta a essere più sensuali. Io da giugno, per esempio, cammino ondeggiando come fanno le cantanti degli anni ‘90 nei video clip musicali.
L’estate è la stagione dei matrimoni, degli appuntamenti, degli amori di una sera. Sarà l'atmosfera rilassata, saranno i tramonti arancioni, sarà che siamo più svestiti, sarà il cambio di scenario che ci fa aprire di più all’avventura. È per questo che aumenta il desiderio?
Immagino sia un po' di tutte queste cose, ma che si tratti di una storia di un’estate e basta, di un colpo di fulmine o di un amore che durerà tutta la vita, nessuno di questi potrà fare a meno del più bello degli sport estivi: la seduzione.
La seduzione è un tema spinoso. Soprattutto dopo il #metoo, i luoghi comuni sulla seduzione sono stucchevoli e le figure seduttive sono inquietanti.
Nel mondo della pubblicità proprio in questi giorni si stanno riesumando storie di molestie, chat maschiliste, accuse di violenze, raggiramenti, minacce. Ha scoperchiato il vaso di Pandora Massimo Guastini in moltissimi dei suoi ultimi post su Facebook e nell’intervista con l’anonimo Monica Rossi (che ha intervistato anche un componente della chat degli 80); tra gli altri, hanno ripreso l’argomento Flavia Brevi e Giulia Segalla, ne hanno scritto Repubblica e Fanpage. Taniume sta raccogliendo testimonianze di ragazze molestate sul suo profilo Instagram. Questa storia sta esplodendo, esploderà e spero che oltre all’amaro in bocca, traumi e ribrezzo, ci lasci un po’ di rispetto in più, compassione, coraggio.
Più che commentare i fatti, cosa che non sono capace di fare e che per questo lascio ad altri, mi piacerebbe riflettere sull’intorno che c’è. Forse sul prima. In ogni caso, dell’aria che abbiamo respirato tutti.
Il mio contributo a questa lotta parte da una domanda: la seduzione implica per forza un rapporto di dominazione o di doppiezza? Cosa significa sedurre un'altra persona? Non è forse anche un modo per compiacere se stessi?
Nella canzone Parole parole le due voci straordinarie di Mina e Alberto Lupo raccontano di quando la relazione lascia spazio a universi che non si toccano, fino all'esplosione finale dove, sulla scia della supplica, intorno al "parole" si snoda l'unico punto di incontro tra i due.
Allo stucchevole e a tratti retro, tentativo di seduzione da parte della voce maschile, presente in un recitativo, si alterna la voce femminile che, stanca di false promesse e parole vane, denuncia il suo non essere più disposta a credere all'amante.
Messa così sembra che la seduzione sia solo una questione di parole facili che suonano false che non hanno altra ambizione se non quella di adulare l'altra persona per catturare la sua attenzione. Lasciamo per un attimo la canzone da parte, diamo uno sguardo all'etimologia e flirtiamo con la letteratura.
Seduzione deriva dal latino séducere e parla di una separazione, significa "condurre via" o "portare a sé".
Spesso identifichiamo due modi di sedurre, un po' caricaturali, certo, ma sufficientemente efficaci per distinguere un buon numero di esempi. Da un lato, la seduzione attiva, offensiva, a volte persino violenta. Dall'altro, la seduzione passiva, occhi di cerbiatto, che, lungi dal cercare l'altra persona, la attira a sé e cerca di trascinarla nelle sue reti. Nella storia della letteratura la cosiddetta seduzione attiva viene spesso attribuita agli uomini e quella passiva alle donne. Come sottolinea Michel Laxenaire in un affascinante articolo sulla seduzione in letteratura, quando cerchiamo esempi di seduzione nelle opere letterarie, troviamo soprattutto seduttori uomini. Don Giovanni, Casanova, il visconte di Valmont, Julien Sorel. È quindi molto più difficile trovare un elenco comparabile di seduttrici con nomi così famosi. C'è naturalmente Carmen, che intende condurre la sua vita amorosa come un uomo e apparentemente minaccia: “Se tu non mi ami, io ti amo; se io ti amo, stai attento a te!”
Ma alla fine dell'opera, Don José ricambierà il suo "attento a te" pugnalandola a morte. In letteratura, le donne sono quasi sempre descritte come sedotte e abbandonate. Arianna a Nasso* che si lamenta per aver taciuto la sua infedeltà, Medea che uccide i suoi figli perché Giasone l'ha tradita. La donna sedotta rimane fedele per sempre, come Penelope che rinuncia a risposarsi o Lucrezia che si suicida per rimanere fedele al marito.
*Nella mitologia Teseo dopo essere uscito dal labirinto grazie al filo di Arianna, fugge verso Atene, la fa addormentare e poi l’abbandona sull'isola di Nasso. Da qui l'espressione italiana "piantare in asso" = piantare in Nasso = abbandonare.
In breve, la dialettica tra dominanti e dominati pervade il nostro immaginario collettivo e il nostro spazio culturale. Questi diversi esempi si infiltrano nei nostri pensieri e contaminano le nostre pratiche, le nostre relazioni e i nostri rapporti con gli altri, molto più di quanto pensiamo. Si dice che la seduzione femminile sia discreta, velata e nascosta. Le donne usano il trucco, i filtri d'amore e la stregoneria, come Tristano, vittima del filtro di Isotta; mentre la seduzione maschile è franca, aperta e visibile.
“La seduzione impegna la virilità", così sintetizza Kierkegaard nell'opera Le journal du séducteur (Il diario del seduttore), pubblicata nel 1843. Il diario racconta la seduzione di una giovane ragazza da parte di un seduttore esperto, di cui in questa occasione ci vengono presentati tutti i trucchi e i meandri del pensiero.
Nel suo testo, Kierkegaard cerca di presentare la sua filosofia degli stadi della vita, e più specificamente il primo stadio, lo stadio estetico, in cui colloca il suo narratore seduttore. La vita dissoluta del seduttore è dominata dall'ironia e dal pathos di una ricerca senza fine. La vita estetica descritta da Kierkegaard non deve nulla alla morale o alla religione. Kierkegaard riesce a incarnare questo nuovo atteggiamento nei confronti della vita in questo romanzo filosofico. E per questa fase estetica ci viene spontaneo pensare alla figura di Don Giovanni, emblema del godimento esteriore. Il personaggio di Don Giovanni è talmente famoso da essere diventato un tormentone per tutti i seduttori senza scrupoli, nel bene e nel male.
Cosa vuole Don Giovanni? Vuole conquistare le donne, tutte le donne. Don Giovanni è quindi un personaggio dell'eccesso, del movimento incessante. Ciò che gli interessa è la conquista in sé. Una volta conquistato il cuore di una donna, non è più interessato a lei. Ciò che trova desiderabile è affermare il suo potere, che in questo caso è la sua capacità di sedurre le donne, di suscitare in loro il desiderio di lui. Kierkegaard, afferma che Don Giovanni non è un seduttore che conquista il cuore delle donne attraverso una tecnica. Don Giovanni non è un professionista del flirt, contrariamente a quanto implica l'espressione "essere un Don Giovanni". La sua seduzione deriva dalla pura forza del suo desiderio. Le donne che Don Giovanni conquista sono affascinate da questo desiderio e vogliono essere desiderate. È un personaggio oscuro che si preoccupa poco delle considerazioni morali e, soprattutto, è costantemente sull'orlo della morte. Il Don Giovanni conquistatore trasforma la seduzione in una consumazione, in un dominio dell'altro che, una volta raggiunto, lascia la sedotta su una spiaggia abbandonata.
Gli eccessi di una simile posizione sono facili da immaginare. Una figura maschile dominante. Quindi ancora, dobbiamo fermarci qui e rinunciare alla seduzione? Può essere qualcosa di diverso dall'abuso e dall'esibizione? La seduzione non è altro che una lotta di potere e uno stratagemma? Fortunatamente, grazie al filosofo Gilles Lipovetsky, non ci fermeremo qui. Nel suo libro Plaire et toucher, pubblicato nel 2017, Lipovitzky cerca di capire il funzionamento di quella che chiama la società della seduzione. Ne parla fin dall'inizio.
La diffidenza nei confronti della seduzione risale a molto tempo fa. Ci ricorda come, fin da Platone, la seduzione sia sempre stata accusata di inganno. Utilizzando trucchi e illusioni, la seduzione ha sempre a che fare con l'apparenza più che con la realtà, con la menzogna più che con la verità. Ma è facile dimenticare che la seduzione inizia con l'attrazione. Come si fa allora a pensare alla seduzione in modo da liberarla da ogni sospetto? Basta guardare le cose in modo diverso, per vedere che in ogni campo la seduzione è prima di tutto creativa. La sfida, dice, è ridefinire la seduzione e vederla non come limitata, negativa o dominante, ma come potenziata. E per farlo, è essenziale tornare alla sua essenza.
Sotto la sua penna, la seduzione è intesa come uno stato emotivo, un'esperienza primaria e universale, che si fonde con il sentimento di attrazione. La seduzione non è un modo di compiacere se stessi nei confronti dell'altro, ma al contrario una forma di relazione, un modo di entrare in contatto con l'altro, un modo di essere per l'altro. Si tratta di piacere, di toccare, di catturare l'emozione, l'attenzione. E questo vale non solo per le relazioni amorose e sessuali, ma in ogni campo, dall'arte al commercio, dall'amore alla politica.
Prima di essere un artificio, un'esca o una strategia,
è un fatto immediato di esperienza sensibile e affettiva.Gilles Lipovetsky
La seduzione è stata riabilitata. Ma questa nuova luce non impedisce a Lipovitski di vederne gli inconvenienti. La seduzione, estesa a tutti gli ambiti della nostra vita, crea nuovi rischi. Ovunque, nell'economia, nei media, nella politica e nell'educazione, la seduzione così intesa può tendere ad addormentarci. L'economia del consumo satura la nostra vita quotidiana con offerte commerciali allettanti, dominate dall'imperativo di catturare i nostri desideri e la nostra attenzione.
Ce lo conferma il sociologo Zygmunt Bauman, che in una cultura consumistica come la nostra si impara ad amare secondo le leggi della merce che attira, seduce, promettendo soddisfazioni immediate e risultati senza sforzi.
Nella sfera politica lo stesso, vediamo il passaggio dalla convinzione attraverso la propaganda, alla seduzione attraverso la comunicazione.
Stiamo quindi attenti a non lasciare che queste piacevoli sirene ci privino della nostra capacità di analisi.
Tuttavia, nonostante queste insidie, Lipovitski non smette di insistere sui bellissimi sviluppi della seduzione, sul suo potere trainante nella nostra vita individuale e collettiva. Invita quindi a coltivarla con intelligenza e discernimento e non a farne una caricatura.
In fondo, la lettura di questo libro ci fa capire che piacere e toccare sono cosa ben diversa dal possedere e dominare. Per toccare un'altra persona, bisogna guardarla, osservarla, capirla, considerarla e spalancare gli occhi. Bisogna rispettarla. E forse, solo forse, provare a commuoverla. Questo è molto lontano dalla conquista, molto lontano da parole vuote e meccaniche, molto lontano da una strategia universale di seduzione. Abbiamo a che fare con l'estrema unicità dell'essere umano. Se sedurre significa attirare verso di sé, significa anche entrare in dialogo con l'altro, accettare di guardare e di essere guardati, permettere a due corpi di sentirsi, di piacersi e di toccarsi in un consenso luminoso, in un'onda di desiderio condiviso.
È qui che la seduzione diventa un modo di essere risonanti. Un'esperienza di vibrazione, la vibrazione della corda che ci collega al mondo. A seconda del luogo in cui ci troviamo e delle persone che abbiamo di fronte, tutti possiamo percepire se la nostra corda risuona o meno, e con quale intensità. La seduzione è quindi il momento in cui le corde di due individui vibrano intensamente. La sfida non è attrarre, ma osare essere. Non si tratta più di uomo o donna, dominante o dominato, seduttore o sedotto, attivo o passivo, ma di una vibrazione condivisa che dà al mondo i colori di un cielo estivo.