Ciao, sono Chiara Gandolfi: verbal designer e voice actress. Con l’iscrizione a Immersioni hai vinto anche Misticanza di cose di lavoro che è questa newsletter qui, di pensierini (sempre meno) veloci e fatti che mi girano intorno. Doveva essere breve. Uff.
Companies need to focus on becoming better
instead of simply growing bigger.
― Paul Jarvis
Nel 2023 ho guadagnato meno e l’ho fatto di proposito. Una sorta di decrescita annunciata. Sembra un’idea suicida e invece è stato il mio modo salvifico per conservarmi e restare, lo dicevo pure a Domitilla nel suo podcast. Ero un po’ stanca di definirmi solo attraverso il mio lavoro. Perché io e pure tu, siamo molto di più (la rima non era voluta). Ho lavorato a meno progetti, consolidato i clienti fissi, abbandonato la già scarsa promozione e vendita dei servizi. Avrei voluto lavorare a più nomi, più payoff, più voce e meno meno meno testi. Me lo metto come appunto nel 2024. Dai, chiedimi un nome.
Cosa ho fatto nel tempo di non lavoro? Ho dato spazio alla danza classica, ai corsi di ceramica, agli amici e alle nuove conoscenze, ai viaggi, ai nuovi posti in città e ai musei da visitare da sola, allo studio dell’inglese, ai saggi in inglese, ai romanzi in francese, ai podcast di crime story, a un corso per creare podcast, alle cene con Max, ai co-working con Laura, alle buddy call con Paola, a un progetto divertente con Marla, Cristina e Doris, ai karaoke con la gang, ai brunch con i vicini, alle prime volte con Robi, all’approfondimento di temi filosofici, alla scrittura personale quella che non va pubblicata e, per quanto avrei voluto dedicarle più tempo, anche alla scrittura del romanzo. Ho lavorato per non arrivare a letto tutte le sere distrutta dalla vita, in ansia per le cose da fare il giorno dopo, con una sensazione di ritardo costante. Ci sono riuscita? Sì, ma posso fare meglio.
Storione
Il corso di scrittura autobiografica
Mi è pure tornata la voglia di condividere quello che so con le persone. Dal vivo. Prendere un’auto, un treno, un aereo per arrivare in un posto, come un rito che si deve compiere e ha bisogno di ogni sua fase. Con addosso quell’energia bella delle cose che stai per imparare, della forza di un gruppo che si auto-genera nel momento in cui si trova, di quello che resterà, sopra ogni cosa, quando lo ricorderai. Un’esperienza che inizia mesi prima e che si vive insieme in una giornata per ritrovare una dimensione intima della formazione dove non si urla, dove non ci sono soluzioni uguali per tutti, ma si ascolta, ci si confronta, ci si scrive, ci si abbraccia mentre liberiamo i mostri.
Perché il nome Storione? Una grande storia certo, ma anche un pesce (d’altronde da una balena che ti volevi aspettà). Pensa che lo storione è apparso prima ancora dei dinosauri. Vive a lungo e ha una capacità incredibile di adattarsi ai cambiamenti climatici, ai caldi e freddi delle ere geologiche. Al di fuori di una parte della testa e degli scudi ossei sulla pelle, è fatto per lo più di cartilagine, cosa che lo rende fragile e privo di lische. Da giovane, vive in acqua dolce per poi migrare verso il mare. In primavera risale i fiumi in cerca del posto giusto per deporre le uova. Purtroppo, tutte le specie di storioni in natura sono a rischio di estinzione o in pericolo critico.
Primordialità, capacità di adattamento, fragilità, cambiamento, obiettivi, cura. Queste sono le parole chiave che lo storione mi ha messo tra le mani e che stanno così bene con l’idea di questo corso di scrittura autobiografica.
Se vuoi imparare a leggerti e a scriverti, ci sono ancora 3 posti per la data del 3 marzo a Torino di Storione.
Nadia ha partecipato alla prima edizione.
Una cosa che ho imparato è che la scrittura è una alchimia complessa dove quello che siamo incontra un metodo. Ho anche imparato che tra gli universi che ci abitano e il racconto di questi universi è necessario costruire dei ponti, per raggiungere e farci raggiungere. Ho imparato, ascoltando le mie compagne di viaggio, che le fondamenta dei ponti sono la generosità e il coraggio, che abbiamo bisogno di un progetto e di chi ci aiuti a scegliere materiali e come posizionarli. Ho imparato che quando qualcuno mi dice: "mi fido te, mi fido che ce la puoi fare" riesco, in dieci minuti, a scrivere dei pensieri che se mi ci fossi messa da sola non mi sarebbero bastati due giorni. Ho ri.conosciuto Chiara e il suo sacchetto colmo di talenti.
- Nadia Giusto
Naming à la carte
Non giudico i piatti ma i nomi
Come una Michelin dei nomi con la rubrica Naming à la carte, vado a cercare la storia dietro il brand name dei ristoranti, dei bar e dei locali che frequento a Parigi. E poi li racconto: se sono buoni o no per il mercato e per il loro pubblico, se funzionano, come e perché. Significato, aspetto, pronunciabilità, promessa, valori, marketing, posizionamento, fonetica, atmosfera e a volte anche architettura. Dopo "Le 404" è arrivato L’avant-poste, custode di una promessa bella, ambiziosa e forte.
Frammenti di faccio cose
Il libro di Paul Jarvis da cui è tratta la frase lassù in cima si chiama Company Of One: Why Staying Small Is the Next Big Thing for Business.
Natale con i tuoi: io sul loro divano, ritorno sempre bambina.
Ho cambiato medico di base e ho trovato un tesoro. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci curi anche l’intorno dei nostri sintomi.
Il primo gennaio sono salita sulla cima della Tour Eiffel per ricordarmi che mi fa bene cambiare punto di vista.
La visita guidata all’Opera Garnier è stata stupenda. Mancava solo il fantasma.
Più che un divertimento un esperimento sociale. Un incontro ravvicinato con la Gen-Z: sono andata al concerto di Gué Pequeno. Perché ai concerti non canti, Gué?
È tutto da parte mia. Ma se tu vuoi scrivermi qualcosa, un ciao, un quantunque, una testimonianza di noi, darmi 3 stelle per come ieri ho cucinato da te, chiedere consigli su come si smacchiano le bruciature sui tessuti o su come non trattare male i fattorini che non consegnano, sono qui. Se no, ci troviamo sul fondale nella prossima Immersione.
Prenditi cura di te,
Chiara