Ciao, sono Chiara Gandolfi: verbal designer e voice actress. Con l’iscrizione a Immersioni hai vinto anche Misticanza di cose di lavoro che è questa newsletter qui, di pensierini veloci e fatti che mi girano intorno. È the smile side of the moon.
In un estratto della poesia Sometimes, Mary Oliver scrive:
Istruzioni per vivere una vita:
Prestare attenzione.
Stupirsi.
Raccontare.
La maggior parte delle cose che decido di appuntarmi finiscono in foglietti, pagine di libri, documenti di Google Drive o note del telefono che perdo o che non rileggerò mai più. Le esperienze interessanti che vivo provo a ricordarle nei minimi dettagli ma succede spesso che non me le ricordo nemmeno nei macro, tipo quando qualcuno dice “ma sì, Chiara, c’eri anche tu quella volta che” e io divento un pesce palla, muta, perplessa e vagamente pungente. Ho una memoria che non è all’altezza dei miei ricordi? Io c’ero davvero? A parte fisicamente, dico.
Da 5 giorni sto facendo la stessa foto, tutti i giorni, più o meno alla stessa ora. Raccontare può ampliare la nostra attenzione? Mi sa di sì. Nel cercare qualcosa da condividere, mi trovo più sveglia. Nell’essere più sveglia, sono più esposta a vedere cose notevoli. Et voilà un cerchio virtuoso. A volte non mi accorgo che le cose siano notevoli fin quando non le scrivo.
Russel Davies dice che “il segreto per essere interessanti è essere interessati”. Fra 15 giorni di quelle foto vedrò i dettagli, fra 1 anno vedrò apparire le stagioni. Ripetere la stessa cosa tutti i giorni potrebbe annoiarci da morire ma potrebbe anche farci diventare molto bravi in qualcosa. E pure farci vedere i cambiamenti in noi. Prendo il rischio.
Anche nei giorni in cui sembra che non succeda nulla, c'è sempre un momento che vale la nostra attenzione: notarlo diventa un modo per dire “dai, oggi non è stato inutile”.
L'attenzione non è mai sprecata. Ci dà la sensazione di essere esattamente dove abbiamo bisogno di essere. Un chiarimento improvviso. Un rafforzamento interiore. Una risoluzione. Un senso di appartenenza.
Naming à la carte
Nei panni di una Indiana Jones della degustazione vado a cercare la storia dietro i nomi dei ristoranti, dei bar e dei locali che frequento a Parigi e li racconto: se sono buoni o no per il mercato e per il loro pubblico, se funzionano, come e perché. Aspetto, pronunciabilità, promessa, valori, marketing, fonetica, atmosfera. Naming à la carte è la rubrica che li commenta. Ho aperto le danze con "Le 404" un posto che non c'è, un ricordo d'infanzia, una scommessa.
Atypique Design Studio
Essere scelti è una gioia. Essere scelti due volte è Atypique. Nel portfolio, c’è come ho rimesso le mani sui testi che avevo scritto per lo studio di design di Grazia. I tempi cambiano e pure le informazioni, le priorità, l’organizzazione. E quindi i testi.
Come è andata? Le persone che lavorano con me si riconoscono perché non scrivono recensioni striminzite, nonvedoloraditogliermeladalleballe, ma papiri che gli scriba egizi invidiano e dichiarazioni d’amore che arrivano alla mia milza come novelle Jane Austen in corsa. Gente priva del senso della misura quando si tratta di dire mi piace. Adorabile.
Ho seguito Chiara per tantissimi anni sui social, i suoi post e le sue riflessioni mai banali, mai intrisi di retorica; una voce fuori dal coro che mi ha incantato per la sua musicalità e la capacità di infilare le parole giuste, belle e perfette, come perle in una collana.
Professionalmente, nasco come giornalista freelance di CasaFacile; scrivo per la rivista di interni dal 2012 e nel 2014 divento interior stylist, ovvero progetto case: negli anni, i lettori iniziano a riconoscermi anche per il mio modo di scrivere, per il mio timbro. Scrivere è l’altro mio mestiere. Quindi, non avrei affidato a chiunque l’arduo compito di comporre i testi del sito, quando nel 2021 il mio vecchio studio di progettazione online, Vesper Design, si trasforma in Atypique Design Studio. Chiara è stata il primo e l’unico pensiero quando ho pensato di delegarne la scrittura: lei lo avrebbe fatto per me, ed ero sicura, meglio di me. Non credo che avrei preso questa scelta se non l’avessi conosciuta.
Chiara mi ha ‘costretto’ a fare ordine nei pensieri con il questionario Marino, a leggermi dentro, a sviscerare i servizi proposti in Atypique. È stato un lavoro lungo che lei ha poi preso in mano, districato, riordinato, cesellato, plasmandolo con le sue parole piene d’anima. Che rispecchiano le mie e anche i miei interni, il mio modo di progettare e di stare al mondo.
Chiara è ritornata e l’ho voluta con me anche nel 2023, quando ho programmato l’update del sito: Atypique nel frattempo era cresciuto, era mutato nelle collaborazioni, si erano affinati e modificati alcuni servizi, si avvertiva insomma la necessità di un cambiamento che andasse nella direzione di un target preciso e di un servizio e di una presenza online più forti, più alti e più importanti.
Chiara, ancora una volta, è stata la mia voce e la voce atipica di… Atypique. Ha lavorato sui suoi stessi testi, rinnovandoli e irrorandoli di nuova linfa vitale. Alcuni clienti, ancora oggi, dicono di scegliere Atypique anche per la frase che si trova in apertura: “Niente mobili abbinati né trittici, niente faretti incassati né pareti attrezzate. Nemmeno ambienti ingessati, stili preconfezionati, materiali finti o che imitano”. Ogni volta sorrido, perché è lei che ha trovato le parole giuste sin da subito, sin dalla prima battuta, facendo in modo che le mie vere idiosincrasie non arrivassero con antipatia, ma come una divertente e precisa dichiarazione di stile che acchiappa il potenziale cliente e lo spinge a immergersi in profondità, nel mio mondo.
Ho scelto Chiara la prima e la seconda volta e la sceglierei ancora e ancora, per altre infinite volte. Quindi sì, la consiglierei a chiunque voglia affrontare il proprio percorso con un progetto serio e una voce che si allinea alle corde di quella visione.
Frammenti di faccio cose
Il 2 marzo 2024 a Torino c’è Storione: il corso - workshop di scrittura creativa e autobiografica. La lista d’attesa è per chi vorrebbe venire e vuole le notizie in anteprima. Ci sono solo 15 posti.
Il libro di Russell Davies da cui è tratta la frase lassù in cima si chiama Do Interesting - Notice. Collect. Share.
Ho incontrato 30 giovani dipendenti di Lamberti, azienda chimica per guidarli verso la narrazione di sé. 3 di loro hanno pianto. Di commozione.
L’ultimo episodio di Blu, l’AI che fa quello che vuole: Burn Out.
La danza classica continua, la ceramica anche, di inglese ho terminato il modulo 2023, il romanzo? Si è di nuovo bloccato per mancanza di tempo.
Domani vado a prendere una compostiera con i lombrichi offerta dal comune del nostro quartiere (che ci fa pure la formazione per usarla). Dopo un fidanzato, due gatti, un numero non più contabile di lumache, il lievito madre, il kefir, 54 piante, ci mancavano anche i lombrichi di cui occuparsi. Ma che bello però sapere che è per il pianeta.
È tutto da parte mia. Ma se tu vuoi scrivermi qualcosa, un ciao, un quantunque, una testimonianza di noi, mandarmi un incentivo, una CTA persuasiva o una minaccia per ricominciare a scrivere il libro puoi rispondere a questa mail. Se no, ci troviamo sul fondale nella prossima Immersione prima di Natale.
Prenditi cura di te,
Chiara
A leggere la pratica di scatto alla stessa ora nello stesso posto mi hai ricordato il film "Smoke" di Wayne Wang & Paul Auster e "Il racconto di Natale di Auggie Wren" a cui è ispirato, che Paul Auster scrisse sul New York Times per il Natale del 1990. È vero, la ripetizione ci fa vedere meglio le cose.
Sto pensando anche io ad un bokashi, quindi per favore aggiornaci anche sui lombrichi! ❤️